Il termine meditazione significa azione del meditare, il quale deriva dal latino meditari, mederi che significa curare, mentre dal greco deriva da medo-mai che significata misurare attraverso il pensiero.
Il termine meditazione in occidente si identifica con la facoltà del pensiero che concentrata in un oggetto-soggetto lo contempla con il fine di comprenderlo in profondità, sviscerandone l’essenza e la complessità.
Per la tradizione occidentale, la meditazione è una facoltà del pensiero la cui funzione si raggiunge calmando la mente per aumentare la concentrazione e la contemplazione.
In oriente, quindi in una civiltà più antica della greco-romana, della quale noi occidentali ne siamo impregnati e immersi, il termine che utilizzavano è Dhyana.
Dhyana non può essere letteralmente tradotto con il termine meditazione o meditare, poiché esso identifica uno stato dell’essere e non la funzione che conduce a quello stato.
Come mai dunque non esiste la traduzione letterale del termine Dhyana orientale in occidente?
Perché l’uomo antico orientale aveva un’evoluzione e struttura psichica diversa dall’uomo di oggi.
L’io non si era ancora formato come oggi e quindi l’attività pensante e di percezione del mondo era assai diversa.
L’uomo antico orientale aveva gli organi atti alla chiaroveggenza ancora operanti, i quali nel corso della sua evoluzione, dal periodo greco-romano in poi si sono persi, per lasciare posto all’io e alle sue funzioni, ovvero alla facoltà di autocoscienza.
L’uomo antico orientale si relaziona con il mondo più attraverso il sentire, percependo ancora i mondi sottili dai quali sapeva di provenire e ne aveva nostalgia.
La gran parte delle pratiche orientali che si sono sviluppate in antichità avevano lo scopo di rimettere in contatto l’uomo con la divinità, poiché sapeva e percepiva di discendere da essa.
Con l’avvento dell’io durante il periodo greco-romano, l’evoluzione umana abbandona gli organi di chiaroveggenza per lasciare spazio alle forze dell’autocoscienza l’io.
L’uomo moderno per sua funzione mentale, definisce ed etichetta tutto ciò che vede e il sua pensiero e la sua volontà sono concentrate verso la comprensione del sua agire e del funzionamento, su tutto ciò che è immerso.
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Per questo motivo il termine meditazione e Dhyana sono complementari, poiché mentre il primo ne descrive e definisce funzioni e struttura, l’altro attraverso il suono e i segni del termine originale ne descrive lo stato dell’essere che lo sperimenta.
La meditazione che serve all’uomo moderno è una pratica contenente la tradizione orientale, ma modernizzata e adattata all’uomo di oggi, poiché attraverso l’evoluzione è cambiato ed ha cambiato la sua percezione.
Sono utili fino ad un certo punto le pratiche orientali se non vengono modernizzate e riadattate all’uomo moderno, non tanto per lo stile di vita che è un riflesso della sua evoluzione (anche se spesso mal utilizzato), ma perché percepisce la realtà esteriore e si relazione con il proprio mondo interiore in modo assai diverso all’antico uomo orientale.
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Tecniche di meditazione linee generali
Ogni tecnica di meditazione è uno strumento atto a raggiungere uno scopo evolutivo sull’essere umano, il perfezionamento della tecnica fine a sé stesso con la sua esaltazione è un evoluzione stilistica, che distoglie l’uomo dallo scopo spirituale.
Le tecniche di meditazione vanno sperimentate e scelte dall’individuo, poiché ogni anima durante il corso della vita si individualizza, di conseguenza vi possono essere alcune pratiche più adatte a certi individui e meno ad altri.
Ogni pratica è tale, quando apporta una modifica costante nella vita dell’uomo, la costanza e la perseveranza sono componenti fondamentali, poiché attraverso di esse l’essere umano infrange i propri limiti e la propria visione sul mondo.
Quando le tecniche meditative esauriscono il proprio slancio e non apportano benefici spirituali vanno cambiate con altre, anche se è possibile riprenderle in un tempo futuro.
Le tecniche di meditazione devono essere sviluppate e praticate in tutti i corpi che compongono l’uomo moderno.
- corpo fisico
- corpo eterico o vitale
- corpo astrale – anima senziente
- io – anima razionale
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Scopo tecniche meditazione
Il fine “a breve periodo” (concedetemi questa espressione) delle tecniche di meditazione, è quello di condurre l’essere umano allo sviluppo dell’anima cosciente, la quale consapevole di sé attraverso l’io, comprende che essa è intrappolata nelle riflessioni del mondo materiale, letto costantemente dalla mente, la cui attività è il riflesso dell’io spirituale.
L’uomo moderno può identificare l’io spirituale con l’attività pensante, la quale non va confusa con la riflessione constante della mente, che viene distratta continuamente da qualsiasi influenza esterna od interna.
Per questo le pratiche moderne puntano a sviluppare la concentrazione e la contemplazione, per il raggiungimento cosciente dello stato dell’essere dell’antico uomo orientale (Dhyana).
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Tipi di meditazione
Per aiutare l’evoluzione e l’autorealizzazione individuale, l’essere umano può introdurre nella propria vita varie pratiche meditative, l’importante è che ne pratichi almeno una per ogni corpo che lo forma.
Poiché avere un corpo fisico ed eterico sano con un anima in reazione costante e un intelletto debole, migliora la qualità della vita terrena ma l’individuo ha scarsa evoluzione.
Come avere un intelletto potente e un anima sensibile, con corpo fisico malto ed un corpo eterico con poca energia, inducono l’uomo a pensare e a capire profondamento ciò che lo circonda, ma difficilmente riesce a manifestare le sue comprensione nel mondo fisico poiché invalidato o con scarsa energia, neutralizzando l’effetto della sua volontà.
- Per il corpo fisico ad esempio è utile l’attività sportiva in particolar modo il nuoto e alcune arti marziali come il Tai Chi. Sono molto utili anche esercizi di stretching e allungamento.
- Per il corpo eterico, sono molto utili ed efficaci le tecniche di respirazione del Pranayama, ma anche la qualità del sonno e l’esposizione alla luce solare.
- Per il corpo astrale molto efficaci sono le pratiche del Falun Dafa, le cui pratiche sono intrise dei tre valori Verità, Compassione e Tolleranza. Importante è anche l’ascolto di certi tipi di musica, come le opere sinfoniche dei grandi mastri di musica classica (Beethoven e Mozart ad esempio)
- Per il corpo mentale o io, molto utili sono alcune pratiche introdotte da Rudolf Steiner, come la pratiche che aumentano la concentrazione, l’immaginazione dei colori, il leggere testi spirituali complessi, con il fine non di memorizzarne il contenuto, ma di aumentare la consapevolezza collegandoli ad esperienze di vita vissute. Altra pratica molto interessante per il corpo mentale è l’osservazione, ovvero il comprendere ciò che si osserva senza etichettarlo con la mente.
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Le tecniche di meditazione migliorano la vita dell’uomo nel corso della sua vita terrena, questo è assodato da qualsiasi persona che le pratica e anche scientificamente.
Ogni pratica meditativa “seria” è anche portatrice di rivelazioni, ma le rivelazioni si mostrano all’essere umano non per numero di pratiche eseguite e ore passate a praticare, ma nel momento in cui l’individuo si accorge del “perché funzionano“, comprendendo così alcune leggi spirituali alle quali l’essere umano è soggetto.
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La perfezione dello spirito non si può riconoscere tale, se non vi è lo specchio dell’imperfezione umana.
(Marco Trevisan)
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