Premessa: per comodità e maggior comprensione l’argomento sarà espresso in tre articoli correlati. Ogni articolo conterrà uno dei tre utilizzi del pensiero.
Il pensiero è una delle manifestazioni più potenti e formidabili che l’uomo può manifestare e usare durante il corso della vita.
La proprietà principale del pensiero è di capire e comprendere, infatti, attraverso la consapevolezza si apre la porta della coscienza.
Questo eccezionale strumento spesso viene mal utilizzato, poiché l’uomo non è educato a usarlo in maniera corretta fin dall’infanzia.
L’uomo deve avvalersi di un pensiero proprio e deve utilizzarlo nel miglior modo possibile per comprendere la sua esperienza terrena e spirituale.
Come può essere utilizzato il pensiero?
- Programmi mentali
- Osservazione dei fenomeni interni o esterni
- Intuito – istinto/sensazione
Programmi mentali
I programmi mentali sono tutte quelle informazioni che condizionano e formano il primo modo di pensare dell’uomo. I primi programmi avvengono sempre dall’esterno dell’uomo.
La programmazione agendo nel modo di pensare e identificandosi con essa agisce anche a livello emotivo sul corpo fisico di esso.
Il corpo fisico non è in grado di distinguere la realtà dall’immaginazione, quindi programmando il pensiero dell’uomo si possono gestire anche gran parte delle sue emozioni e dei suoi bisogni.
Come avviene la prima programmazione mentale?
La prima programmazione del pensiero avviene dalla famiglia, poiché i genitori sono i primi a descrivere il mondo al figlio.
La scuola, la religione, gli amici e la società (mode, mezzi d’informazione, ecc.) in un secondo tempo. Questo condizionamento martellante omologa il modo di pensare creando delle verità accettate da tutti in modo dogmatico.
La programmazione è un pensiero già pensato, non frutto dell’esperienza e dell’osservazione del/dei fenomeno/i, quindi della consapevolezza dell’individuo.
Questo è il più basso utilizzo del pensiero.
Gli uomini che durante la loro vita utilizzano questo modo di pensare possono essere definiti uomini-macchina. Di fatto non hanno alcun tipo di libero arbitrio, nemmeno quello della scelta dell’acquisto di un paio di scarpe da ginnastica.
L’uomo macchina è un uomo inconsapevole, agisce in base quello che altri hanno pensato per lui.
Dev’essere così, perché è stato sempre così, ma soprattutto perché l’autorità nella quale l’uomo-macchina delega le sue scelte, ha decretato l’assoluta verità di quanto espresso per il bene del suo subalterno.
In questo modo si hanno schiavi a disposizione senza mettere alcun tipo di catena d’acciaio alle caviglie.
Una programmazione utile invece avviene quando volontaria. Ovvero quando l’essere umano cerca un modo di pensare utile a sé stesso, per avere quelle informazioni che lo aiutano a comprendere ciò che gli accade.
Cerca di programmarsi per accedere alla conoscenza, acquisisce informazioni per comprendere ciò che è frutto della sua osservazione interna (verso sé stesso) ed esterna (verso gli altri e il mondo).
E’ consapevole del fatto che l’informazione è neutra, è un’etichetta per comprendere quello che sperimenta.
Legge per diventare più intelligente, non per immagazzinare informazioni e ripeterle come un pappagallo.
A questo punto l’uomo comincia ad agire attraverso l’osservazione degli accadimenti.
L’uomo è consapevole di non essere la sua prima programmazione e comincerà a utilizzare la sua mente per sé stesso.
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Dialogo tratto dal film The Matrix
Neo: “Questa non è Matrix”
Morpheus: “No! E’ un altro programma di tirocinio studiato per insegnarti una cosa”.
“Se non sei uno di noi sei uno di loro”.
Neo: “Chi sono loro?”
Morpheus: “Programmi senzienti. Si muovono, entrano ed escono da qualunque software rimanendo integrati nel sistema.
Il che significa che chiunque non sia stato liberato da noi, è potenzialmente un agente.
All’interno di Matrix, lo sono tutti.
E non lo è nessuno.
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