Oscar Wilde e Il ritratto di Dorian Gray – Introduzione alla prefazione
“Il Ritratto di Dorian Gray” ĆØ un romanzo scritto da Oscar Wilde, esce nel 1890 nella rivista Lippincott’s Monthly Magazin.
La prefazione,Ā “A Preface to The Picture of Dorian Gray”, esce sul The Fortnightly Review dopo pochi mesi l’uscita del libro, in risposta ad alcune critiche ricevute in merito all’opera pubblicata.
Per questioni commerciali succesivamente il libro “Il ritratto di Dorian Gray” e la prefazione vengono stampati assieme.
O. Wilde fa della prefazione un vademecum sintetico e profondo del senso, dell’uso e della forma dell’arte.
Distanzia l’artista dalla morale in modo assoluto, poichĆØ l’arte altro non ĆØ che la libertĆ d’essere e manifestersi dell’artista, svincolandosi cosƬ dalla morale della societĆ .
Che Wilde utilizzi la contradizione della morale della società che lo circonda per creare la sua opera più famosa è un dato di fatto.
Nella prefazione, Wilde si destreggia con grande maestria dalle critiche ricevute, essendo creatore di bellezza lui non ĆØ un moralista ma un artista, e quindi non vi ĆØ alcuna condanna nella sua opera.
Di fatto però, l’arte ĆØ fonte di immedesimazione e quindi di introspezione, l’arte nel comprenderla mette a nudo l’osservatore, il quale non sempre ĆØ pronto a vedere i propri orrori.
Il ritratto di Dorian Gray rappresenta anche l’atteggiamento che Wilde ha nella sua forma d’espressione artistica, immersa continuamente nel paradosso tra la bellezza dell’opera, e lo squallore della miseria umana.
Da notare che Dorian Gray significa Dono Grigio, e simbolicamente Ć© l’aforisma che contiene il suo modo d’essere paradossale, ovvero esteta e decadente.
Nell’esegesi della prefazione del libro “Il ritratto di Dorian Gray” che troverete qui sotto, ho voluto dare un’interpretazione più trascendentale, una nuova lettura che va oltre all’estetismo decadente.
Oscar Wilde autore del libro Il ritratto di Dorian Gray
Libri e Approfondimenti
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Significato Prefazione “Il Ritratto di Dorian Gray”
L’artista ĆØ il creatore di cose belle.
Lāartista ĆØ consapevole di essere il mezzo del proprio spirito, che per sua natura ĆØ creatore di bellezza e perfezione.
Rivelare l’arte e nascondere l’artista ĆØ il fine dell’arte.
L’arte che celebra l’artista non ĆØ arte.
L’arte che celebra l’artista non ĆØ arte. L’artista ĆØ consapevole di essere l’espressione materiale dello spirito e non della sua importanza personale.
Il critico è colui che può tradurre in diversa forma o in nuova sostanza la sua impressione delle cose belle.
Tanto le più elevate quanto le più infime forme di critica sono una sorta di autobiografia.
L’osservatore (critico) dell’arte percepisce in essa lo spirito .
L’arte non ĆØ mai definita ma parla e si esprime attraverso chi la osserva suscitandone infinite interpretazione, le quali sono la risultante della propria identitĆ e del proprio vissuto.
Ogni uomo ĆØ un piccolo universo per questo motivo lāarte ĆØ sempre autobiografica.
Coloro che scorgono brutti significati nelle cose belle sono corrotti senza essere affascinanti. Questo ĆØ un errore.
Coloro che hanno perso l’anima nella ricerca dei piaceri e dei vizi vedono nelle cose ābelleā i loro vizi.
Da ricordare che la parola corrotto deriva dal latino cor-ruptum che significa cuore rotto.
Sono uomini privi di sensibilitĆ .
Coloro che scorgono bei significati nelle cose belle sono le persone colte. Per loro c’ĆØ speranza.
Essi sono gli eletti: per loro le cose belle significano solo bellezza.
Per gli uomini sensibili cāĆØ speranza, la quale viene riattivata dallāarte per quanto essa possa essere fine a sĆ© stessa.
Nonostante il mondo sia un posto corrotto dal vizio e dal potere, la sensibilitĆ degli uomini definiti da Wild colti, non ĆØ stata intaccata.
Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo ĆØ tutto.
La morale per lāartista non esiste, poichĆ© ĆØ la materia dellāarte stessa.
A causa della forma lāartista potrebbe essere mal interpretato e quindi il senso della sua opera (creazione) sarebbe vano.
L’avversione del diciannovesimo secolo per il realismo ĆØ la rabbia di Calibano che vede il proprio volto riflesso nello specchio.
L’avversione del diciannovesimo secolo per il romanticismo ĆØ la rabbia di Calibano che non vede il proprio volto riflesso nello specchio.
Personaggio shakespeariano, Calibano non sopporta la vista della propria immagine riflessa nello specchio. Preferisce rimanere nell’ignoranza della propria condizione. Preferisce non vedere come l’ha ridotto Prospero, il suo padrone, che con i suoi raggiri e le sue fasulle promesse non otterrĆ mai la libertĆ .
Con questa metafora critica le condizioni del popolo Inglese, che come Calibano rifiutano di vedere quel che sono realmente, vivendo in una pallida illusione immersa di piacer mondani.
La vita morale dell’uomo ĆØ parte della materia dell’artista, ma la moralitĆ dell’arte consiste nell’uso perfetto di un mezzo imperfetto.
La morale dellāuomo ĆØ materia dellāartista, poichĆ© lāuomo attraverso i suoi desideri, le sue fantasie e le sue perversioni sfugge appena può da essa. Lāimportante ĆØ mostrare agli altri la falsa immagine creata per la morale accettata e sostenuta da tutti.
Lāartista non si può comportare in questo modo nei confronti dellāarte, perchĆ© lāarte lo rende libero di esercitare e di manifestare ogni cosa e per questo la può usare a suo piacimento libero dal condizionamento della societĆ .
L’artista non desidera dimostrare nulla.
Persino le cose vere possono essere dimostrate.
Lāartista non fa critiche morali o etiche mostra attraverso la semplicitĆ della sua arte quello che sente. La bellezza dellāarte altro non ĆØ che il vestito del mistero, apparentemente semplice ma profonda nella sua essenza.
Uscita del romanzo il ritratto di Dorian Gray
Nessun artista ha intenti morali.
In un artista un intento morale ĆØ un imperdonabile manierismo stilistico.
La morale ĆØ un regola che lāuomo impone a sĆ© stesso senza capirne il vero motivo e significato, a differenza dellāetica che ĆØ un limite cosciente che lāuomo impone a sĆ© stesso per lasciare spazio al prossimo suo.
La morale e la sua critica, riscuote sempre consenso, poichĆ© ĆØ essa ĆØ la regola accettata dalla maggioranza degli individui, per essere accettati dagli altri lāuomo non divine consapevole e quindi nemmeno libero di esprimersi. Il modo di comportarsi accettato da tutti ĆØ un blocco espressivo per lāartista e per lāuomo.
Nessun artista ĆØ mai morboso. L’artista può esprimere qualsiasi cosa.
Lāartista ĆØ osservatore dellāuomo e della vita, e nella sua arte imprima la sua libertĆ e il suo essere.
La morbositĆ ĆØ un limite nella quale lāarte stessa muore. Essere morbosi significa essere troppo dentro e quindi vincolati, attaccati a qualcosa, e la creazione derivante dalla libertĆ dellāistinto non si manifesterebbe nellāopera dāarte.
Il pensiero e il linguaggio sono per un artista strumenti di un’arte.
Ideazione-pensiero, creazione-linguaggio. Lāarte si forma attraverso lāintelletto che ĆØ la peculiaritĆ più elevata dellāuomo e ne da creazione nel mondo materiale attraverso il linguaggio: pittura, musica, scrittura.
Il vizio e la virtù sono per un artista materiali di un’arte.
Lāuomo vive nella dualitĆ costante per conoscersi. Il bene e il male spesso nella vita reale vengono manifestati proprio attraverso il vizio e le virtù. Mentre nel vizio perde tutta la sua luce, facendosi trasportare come una foglia dal vento dāautunno; nelle virtù dimostra il suo slancio verso lāinfinito spostando tutti i suoi limiti, compiendo azioni di valore inestimabile per sĆ© stesso e per lāumanitĆ .
Dal punto di vista formale il modello di tutte le arti ĆØ l’arte del musicista.
Dal punto di vista del sentimento il modello ĆØ l’arte dell’attore.
La forma della musica comunica con lāascoltatore attraverso le vibrazioni che essa emana, colpendo il corpo e facendolo risuonare come un diapason.
Lāattore invece colpisce lo spettatore attraverso lāimmedesimazione dello stesso nella parte che sta recitando.
Ogni arte ĆØ insieme superficie e simbolo.
Coloro che scendono sotto la superficie lo fanno a loro rischio.
Attraverso il simbolo utilizzato in ogni arte lāuomo diviene introspettivo, questa introspezione lo fa scendere nelle sue virtù e nelle sue oscuritĆ , naturalmente a suo rischio e pericolo.
Lāuomo che scende dentro sĆ© stesso deve essere coraggioso e pronto a tutto, poichĆ© potrebbe incontrare i suoi mostri e le sue paure.
L’arte rispecchia lo spettatore, non la vita.
Questo perché ogni uomo è un piccolo universo assestante. La vita è la costante, ma il modo di interpretarla sarà per ogni essere umano sempre diverso.
Lāarte funziona de specchio nel quale lāuomo si riflette mostrando a sĆ© stesso chi ĆØ, come uomo e come essere.
La diversitĆ di opinioni intorno a un’opera d’arte dimostra che l’opera ĆØ nuova, complessa e vitale.
Lāopera dāarte ĆØ nel suo profondo di natura archetipica e gli impulsi che suscita nellāosservatore creano infinite interpretazioni.
Possiamo perdonare a un uomo l’aver fatto una cosa utile se non l’ammira.
L’unica scusa per aver fatto una cosa inutile ĆØ di ammirarla intensamente.
Tutta l’arte ĆØ completamente inutile.
Ai fini materiali lāarte ĆØ completamente inutile non soddisfa nessun bisogno primario dellāuomo.
Il fatto di ammirarla intensamente serve a stimolare quelle sensazioni per far emergere la parte spirituale dellāuomo, per ricordargli che ĆØ molto di più di un semplice animale intellettuale.
*Nella prima parte della prefazione viene molto utilizzata la parola belle, Wilde la utilizza non solo per il fatto che era un esteta, ma perchĆ© ĆØ l’espressione che userebbe un bambino, per spiegare il suo stato di entusiasmo e felicitĆ nel vedere riflesso nell’arte, la parte più nobile di sĆ©.
Se ti ĆØ piaciuto l’articolo leggi anche “Arte, sensibilitĆ e simbolo – Quando lo spirito si fa arte“
Aforisma dell’articolo:
L’arte ĆØ lo specchio rivelatore del mistero dell’anima dell’uomo.
Libri e approfondimenti
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Link Correlati:
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_ritratto_di_Dorian_Gray
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“…La più alta come la più meschina forma di critica ĆØ una sorta di autobiografia.”
Non ho capito che cosa significa….
Thank you
Salve e grazie per la domanda, Oscar Wild ĆØ un grande maestro dell’antitesi e dell’ossimoro in quantoo conosce molto bene la natura umana, la quale in base al livello di coscienza dell’individuo può manifestarsi usando il vero, il bello e il giusto o il falso, il brutto e il disonesto.
Chi scrive l’autobiografia facendo la critica di sĆ© stesso e usando i propri limiti come insegnamento altrui ne avrĆ fatto un’opera “alta”. Chi la usa per ricordare ai contemporanei o ai posteri una sorta di manifesto della propria vanagloria ne avrĆ fatto una forma meschina. Questa a mio avviso la traduzione di questo passo.
Cordialmente,
Marco