L’uomo spirituale e le 3 facoltà animiche – Pensare, sentire e volere

L’uomo spirituale e l’uomo materiale

Per uomo spirituale si intende l’essere umano interiore, che non solo esiste a livello concettuale, ma ogni persona lo sperimenta quotidianamente senza averne però molta coscienza, in quanto lo dà per scontato. Infatti l’individuo tutti i giorni pensa, sente (prova sensazioni o emozioni) e agisce con una certa (quasi inesistente) volontà.
Queste 3 facoltà rappresentano l’uomo spirituale per il semplice motivo che esse non hanno una natura materiale, poiché l’uomo di oggi le sperimenta in forma immateriale nella propria anima.
Il pensiero, infatti è di natura eterica, mentre il sentire è di natura astrale e la volontà è costituita da calore animico, il fisico spirituale.
L’uomo fisico invece è ciò che ricopre di materia biologica l’uomo spirituale, quindi è composto di ossa, organi, nervi, ghiandole ecc. L’uomo fisico è dunque il rivestimento dell’uomo spirituale, il quale per avere coscienza delle propria facoltà animiche necessità della “pressione” del mondo materiale.

La coscienza

E’ la pressione del mondo materiale sull’uomo che mette in moto la sua coscienza, il quale può manifestarla durante la veglia. Per questo motivo l’esperienza sul mondo della materia gli era indispensabile, affinché potesse diventare cosciente del mondo fisico e autocosciente di sé stesso come essere spirituale fisicizzato.
Dunque senza l’esperienza materiale, l’uomo non sarebbe mai potuto diventare cosciente e nemmeno autocosciente.
L’autocoscienza infatti è quella capacità che solo l’uomo possiede nel piano materiale, ovvero di dire io a sé stesso, cioè di rappresentarsi attraverso un concetto astratto (io) o rappresentazione interiore, come un’unità separata dal resto che lo circonda.
In occultismo l’uomo non è un essere che ha la forma fisica umana ma è un essere che coscientemente, utilizzando il pensiero, riesce a rappresentarsi nella propria interiorità come un io.
Quando un essere raggiunge questo stadio evolutivo nella propria coscienza egli è un uomo. Mentre per uomo fisico si intende l’essere umano come mero “animale intelligente” che ha una determinata forma fisica umana, come la stazione eretta, il cervello, due gambe, due braccia, il pollice opponibile ecc.
L’uomo fisico quindi è solo il riflesso dell’uomo spirituale e non il contrario, poiché è lo spirito che feconda la materia e mai il contrario.

La facoltà del pensare

La facoltà del pensare, viene riflessa nell’anima umana dall’apparato neurosensoriale ed è di natura eterica (piano astrale). L’aria intrisa di luce spirituale solare contiene anche il pensare spirituale che si riflette nell’uomo.
L’uomo possiede una statura eretta rispetto agli animali perché gli esseri solari (spiriti della forma) sono stati gli artifici della creazione dell’uomo e di conseguenza hanno contribuito anche alla formazione del suo cervello e quindi del suo pensiero, infatti sono queste forze ad “attrarlo” in forma eretta durante il suo sviluppo. Non a caso quando nel bimbo inizia a manifestarsi l’abbozzo del suo io (circa 3 anni) egli si pone in stazione eretta.
Il capo umano è un organo solare che guarda al sole e come un’antenna cosmica capta il pensiero spirituale, che poi riflettendolo sul cervello si manifesta nell’anima umana in forma di concetto e la coscienza può leggerlo.
E’ proprio attraverso il pensiero che la coscienza umana diviene autocosciente.
Delle 3 facoltà animiche è la facoltà di cui l’uomo ne ha maggiore libertà anche se non totale.
Va ricordato che l’essere umano può pensare pensieri che nel mondo spirituale sono azioni spirituali viventi, le quali si riflettono frantumandosi in concetti nel cervello. Il concetto infatti è l’ombra del pensiero spirituale. L’uomo pensa forme pensiero già pensate dagli dei e in base alla propria evoluzione gli dei danno accesso all’individuo a pensieri più o meno evoluti. Il pensiero è uno strumento molto potente ed è la facoltà umana dalla quale inizia la vera libertà dell’uomo.
Il pensiero diviene libertà solo e quando corrisponde alla verità o alla sua ricerca e infatti, quando si occupa della verità, diviene una facoltà oggettiva e non soggettiva.

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La facoltà del sentire

Il sentire è di natura astrale (piano del Devachan inferiore) e mentre il pensiero è l'”organo” dell’autocoscienza il sentire lo è della coscienza. Esso infatti agisce per sensazioni e non per rappresentazione come il pensiero, inoltre il sentire funziona per risonanza, infatti ad ogni stimolo esteriore crea una risposta interiore, che poi a sua volta lo stimolo interiore può generare una riposta esteriore (automatica nella gran parte dei casi).
Esempio: Se una persona (esteriore) ha provocato in me l’invidia (risonanza interiore), in automatico provocherà un mio comportamento (esteriore automatico) di antipatia nei confronti di questa.
Il sentire contiene ciò che in termini “popolari” si chiama legge dell’attrazione, che in linguaggio occulto corrisponde alla legge del chimismo o dell’etere chimico.
Questa legge regola tutto ciò che attrae e respinge, infatti se il pensiero si occupa della verità, il sentire si occupa del bello e del brutto, inteso sempre in senso animico spirituale e non estetico, quindi come risonanza interiore.
Di conseguenza quando il pensiero si ispira alla verità, esso legge un fatto in modo oggettivo e tutti gli uomini lo leggeranno in egual modo, mentre il sentire è quella facoltà animica dell’uomo spirituale che lo individualizza. Infatti di quel medesimo fatto se ne occupa in modo relativo a sé. Quando il sentire agisce non agisce mai in modo assoluto come può fare il pensiero, ma sempre in modo relativo, in modo personale.
A differenza del pensiero che può essere “facilmente” manipolato dall’ambiente esterno, il sentire non lo può essere, poiché fa parte dell’essenza umana e le cause delle risonanze che si generano nell’interiorità umana non sono governabili da parte dell’uomo.
Un individuo evoluto può allentare questo “giogo” nei confronti del proprio sentire praticando quotidianamente esercizi che vertono sull’equanimità.
Mentre il pensare cosciente è un facoltà che l’uomo può dominare durante il suo stato di veglia, egli ha una coscienza sognante per quanto riguarda il sentire.
Infine il sentire è legato alla regione cardiaca e fa da mediatore tra l’attività pensante e quella del volitiva.

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La facoltà del volere

La volontà è di natura fisica (piano del Devachan superiore) essa però è costituita di calore animico e non di materia. Da un punto di vista dell’occultismo quando si parla di piano fisico si intende un mondo fatto di calore animico. Un esperienza umana che può essere un “eco” di questo piano avviene quando l’uomo prova nella propria interiorità un particolare calore dopo aver compiuto una buona (giusta secondo le leggi spirituali) azione. Il corpo fisico dell’uomo a livello spirituale è fatto di calore (fantoma) che poi si “riempie” di materia del mondo fisico vivificata dal corpo eterico.
La regione del corpo legata al volere è il ventre o meglio tutte le funzioni che riguardano il ricambio e gli arti inferiore e superiori.
La volontà intesa come facoltà animica non ha nulla a che vedere con la volontà che l’uomo comune agisce di norma. Infatti gli atti volitivi che l’uomo comune usa nella propria quotidianità sono sempre un riflesso di uno stimolo esteriore o interiore. La volontà intesa come facoltà animica va considerata come forza sprigionata solo dall’anima umana, svincolata da ogni stimolo (interno o esterno) o che si contrappone interiormente ad uno stimolo meccanico.
Esempio: Se una persona che conosco mi saluta (azione esterna), risponderò con un saluto (azione meccanica) in quanto mi è stato insegnato (esterno) che è cosa giusta.
Questa azione è mero automatismo non ha nulla di volitivo a livello animico.
Se ad esempio pratico meditazione e meditando mi sforzo di avere silenzio e calma interiore, quelle è un atto volitivo. In quanto non solo non ho stimoli esteriore o interiori che mi condizionano, ma mi oppongo ad un automatismo interiore cercando di controllarlo in modo cosciente.
La volontà animica si manifesta quindi come forza di attrito agli automatismi e durante la veglia l’uomo ne ha la stessa coscienza del sonno profondo, in quanto agisce meccanicamente alle regole culturali e sociali che gli hanno imposto.
Quando l’uomo riesce ad agire nel mondo solo con l’impulso della propria volontà animica agirà in modo eguale secondo le leggi della Giustizia Divina.
Non si sentirà più separato dal resto dell’umanità e considererà il mondo come un’insieme di coscienze che collaborano compenetrandosi e non di personalità egoiche divise.

Tabella volere

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Conclusioni

In questo articolo sono state riassunte le maggiori caratteristiche delle 3 facoltà animiche dell’uomo spirituale e il loro rapporto con la coscienza umana di oggi.
E chiaro a chi comprende quanto scritto attraverso la comprensione della propria esperienza, che il mondo della materia e dell’uomo fisico è solo una tappa dell’uomo spirituale.

Contenuto non riproducibile previa autorizzazione dell’autore.

Marco Trevisanhttps://www.libero-arbitrio.it/marco-trevisan/
L'autore di questo sito è Marco Trevisan, aforista e ricercatore della conoscenza interiore dell'uomo. Nato a Este in provincia di Padova nel 1983, sviluppa la sua sensibilità attraverso l'attività di musicista fino al 2012. Dopo aver cessato l'attività di musicista, nel 2013 crea il sito web Libero Arbitrio, dove il suo lato artistico trova espressione componendo aforismi e scrivendo articoli, nei quali imprime i suoi studi, le sue osservazioni sulla vita e sulla parte spirituale dell'uomo.

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